‘O MISTERO BUFFO
di Dario Fo e Fraca Rame versione in dialetto napoletano
Questo progetto è stato ideato e realizzato dall’attore campano Nicola Mariconda, che rielabora e riscrive, servendosi di altri dialetti, tre testi tratti da “Mistero Buffo” di Dario Fo, tre Giullarate:
– La Nascita Del Giullare
– Il Cieco e lo Storpio
– Il Primo Miracolo di Gesù Bambino
«Mistero» è il termine usato già nel II, III secolo dopo Cristo per indicare uno spettacolo, una rappresentazione sacra. Ancora oggi, durante la messa, sentiamo il sacerdote che declama: «Nel primo mistero glorioso… nel secondo mistero…», e via dicendo. Mistero sta dunque per: rappresentazione sacra; Mistero Buffo vuol dire: spettacolo grottesco.
Chi ha inventato il Mistero Buffo è stato il popolo.
Fin dai primi secoli dopo Cristo il popolo si divertiva, e non era solo un divertimento, a muovere, a giocare, come si diceva, spettacoli in forma ironico-grottesca, proprio perché per il popolo, il teatro, specie il teatro grottesco, è sempre stato il mezzo primo d’espressione, di comunicazione, ma anche di provocazione e di agitazione delle idee. Il teatro era il giornale parlato e drammatizzato del popolo.
Ma come chiarisce Dario Fo il giullare, cioè l’attore comico popolare del Medioevo non si buttava a sbeffeggiare la religione, Dio e i santi ma aveva l’intento di denunciare in chiave comica le manovre furbesche di coloro che, approfittando della religione e del sacro, si facevano gli affari propri.
Il “Buffo riadattamento di tre Misteri” ritrova il filone narrativo/teatrale che Dario Fo ha lanciato negli anni ’60: la scena è nuda e le parole e l’affabulazione la faranno da padrona; attraverso una danza grottesca di bizzarri personaggi, con voci e suoni di dialetti vicini (dialetto campano) e lontani (dialetto lombardo/veneto), l’uso del Grammelot, lingua onomatopeica usata dai comici dell’arte del 1500, vengono ripresi i temi centrali dell’opera: la presa di coscienza dell’esistenza di una cultura popolare, la condanna diretta dell’abuso di potere ed il riconoscimento della dignità del lavoratore e dell’essere umano. Argomenti che prendono vita in una particolare situazione sociale e politica come quella degli anni ’60 e che nella condizione attuale tornano con urgenza e rinnovata veemenza. Un testo classico ma molto attuale ripreso in una versione dialettale arcaica completamente originale.
La nascita del Giullare. Un contadino insieme alla moglie e i figli, trova per caso una montagna arida. Grazie al lavoro ed al sacrificio la trasformano in una terra fertile. Subito arriva il padrone che rivendica questa terra e intima il contadino di lasciarla. Il contadino non molla la terra. E’ sua, frutto del sacrificio di sua moglie e dei suoi figli. Allora un giorno il padrone arriva con le sue guardie e violenta la moglie del contadino davanti agli occhi dei figli e del contadino stesso. Il contadino vuole ammazzarsi ma arriva Gesù Cristo che lo rimprovera perché anche lui ha sbagliato, ha tenuto la terra per se senza condividerla. Gesù, allora, fa un miracolo trasformando il contadino in un giullare che andrà in giro per il mondo a risvegliare le coscienze della gente.
Il cieco e lo storpio. Un cieco ed uno storpio decidono di aiutarsi per andare a cercare la carità in giro. Il cieco carica lo storpio sulle spalle così diventeranno le sue gambe. Lo storpio invece sarà la vista del cieco. All’improvviso i due sentono urla in lontananza, è Gesù Cristo che non appena li vede fa due miracoli. Il cieco ha meraviglia perché riacquista la vista. Lo storpio, invece, ingiuria perché ora sarà costretto ad andare a lavorare.
Il primo miracolo di Gesù bambino. Giuseppe, Maria e Gesù scappano da Betlemme e vanno in Egitto. Lì cominciano una nuova vita. Gesù trova nuovi compagni e per accaparrarsi la loro simpatia, fa un uccellino di terra e soffiandoci sopra, gli dà la vita. Ma arriva il figlio del padrone della città che con la prepotenza rovina il gioco. Gesù lo fulmina ma grazie alla madre, Maria, lo resuscita dicendo che la prepotenza mai vincerà.
Adattamento e Regia: Nicola Mariconda
Aiuto regia: Armando Granato
Attore: Nicola Mariconda
Durata: 50 minuti
Costumista: Assunta Martucci
Consulenza musicale: Giovanni Aufiero
Foto di scena: Rossella Massari
Spazio scenico: 6 x 4 mt.
Luci: Min. 9 pc da 500 – Gelatina ghiaccio, rossa, blu. Consolle luci e Impianto audio (mixer, amplificatore, casse).
Audio: impianto audio (mixer 4 canali, 2 casse) n.1 microfono ad archetto
Utenza: Vasto pubblico, soprattutto quello popolare. Ragazzi di scuole medie inferiori e superiori
La Matassa
Alla fine di una vita vissuta insieme Domenico e Filumena finalmente si raccontano.
Come coscienze che cercano di comprendere il perché delle loro scelte, legate da un filo sottile, quello dei ricordi e della nostalgia che si annidano in ogni parola detta e non detta.
Parole pesanti. Parole che rivelano il loro passato e annunciano un possibile futuro.
Parole che si uniscono, si confondono, si aggrovigliano ed è in questo aggrovigliarsi che Domenico e Filumena ritrovano l’essenza del loro legame. In ogni loro parola si nasconde un pianto, una risata, si nascondono venticinque anni di vita vissuta insieme.
Un nodo sottile che, nascosto tra le loro parole, è destinato a non sciogliersi mai.
Domenico Soriano è furente, Filumena è indomabile.
Queste le premesse di un dibattito che vede il pubblico coinvolto in prima persona, come all’interno di un’aula di tribunale o in una pubblica piazza.
In scena un uomo e una donna, l’uno difensore di sè stesso, l’altra chiede giustizia.
Parlano al pubblico, chiedono di essere compresi, creduti.
Le loro debolezze sono il motore delle loro colpe.
Le loro parole restano impresse, scritte con gessetti bianchi su un muro nero. Come se scrivere le parole che diciamo possa renderle vere, vive. E come se cancellarle bastasse a non farle esistere più.
Il coinvolgimento esterno tuttavia va scemando via via che la storia si snoda e che la relazione tra Domenico e Filumena si sviscera fino ad arrivare all’essenza del loro legame.
Da un’idea di: Nicola Mariconda
Regia: Massimiliano Foà
Adattamento: Nicola Mariconda
Attori: Nicola Mariconda, Rossella Massari
Durata: 50 minuti
Musiche originali: Massimo Cordovani
Foto: Arianna Ricciardi
Montaggio e smontaggio: rapidi
Spazio tecnico: min 6×5 metri
Esigenze tecniche particolari: scenografia costituita da pannello di dimensioni 3,60 metri di larghezze e 2,30 metri di altezza.
Tecniche usate: Teatro d’attore
Utenza: per tutti, dai 14 anni
Arti In Mood
Performances itineranti per un delirio creativo.
da un’idea di Gaetano Battista
Vi ricordate del Circo, con i suoi colori e le sue follie?
Vi ricordate del teatro e dei suoi corpi ed emozioni che spesso vi catturano?
Vi ricordate della musica linea emotiva che trascina gli artisti verso il pubblico ed il pubblico con essi?
Vi ricordate delle bande e delle parate che gli artisti facevano prima di esibirsi?
Arti In Mood è tutto questo: una grande performance artistica itinerante che cattura il pubblico con i suoi colori, con i suoi suoni e lo coinvolge nel suo turbinio creativo riportandolo allo sguardo attento del nostro luogo e ricordandogli dove si trovano e facendogli assaporare con le parole e con i suoni i gusti dell’amata Irpinia, senza dimenticare il calore emotivo che essa stessa emana.
Un vecchio baraccone circense è approdato in Irpinia e cerca luoghi dove poter raccontare le proprie storie, le proprie avventure. Gli artisti porteranno il pubblico in un linguaggio ed in un’epoca antica attraverso i propri racconti e li faranno prima ricordare e poi sentirsi appagati; ascolteranno l’Irpinia con le sue storie, con i suoi miti e le sue tradizioni.
Arti In Mood è un progetto a vocazione turistico/culturale pensato per il vasto territorio irpino. È un percorso teatrale e culturale concepito come “viaggio” alla riscoperta della storia e della tradizione orale per valorizzare, attraverso il teatro i luoghi ormai dimenticati ma in cui ancora è pregnante la storia e la propria forza antica.
Il progetto è frutto di un lavoro strettamente radicato sul territorio, a contatto con le comunità per riportare alla luce un piccolo mondo, fatto di canti, leggende, racconti, aneddoti, poesie, tali da poter creare “turismo culturale”, avendo i giovani come principali stakeholders.
Arti In Mood avrà come obiettivo il coinvolgimento di associazioni e giovani del territorio educandoli all’arte del teatro per poi inserirli all’interno del progetto stesso.
“Vernicefresca Teatro” creerà un workshop di teatro di quattro giorni per formare i giovani coinvolti: una lunga parata di artisti circensi spinti dalla musica della propria banda passeggerà per il borgo antico e poi si separerà con i propri musicisti in luoghi prestabiliti del centro storico dove racconterà le proprie storie, i propri miti e di nuovo poi si riunirà per poter proseguire questa processione alla ricerca di porticati, stradine abbandonate, portoni antichi, colorandoli con la musica e le parole e donando nuova vita a luoghi ormai assopiti.
Tra le storie selezionate, i “cunti”, che gli artisti racconteranno nelle postazioni individuate lungo il percorso della parata, sarà possibile prevedere l’inserimento di una storia caratteristica del territorio ospitante, ovvero del tema del festival o dell’evento all’interno del quale la performance teatrale si inserisce.
Tra le storie selezionate, i “cunti”, che gli artisti racconteranno nelle postazioni individuate lungo il percorso della parata, sarà possibile prevedere l’inserimento di una storia caratteristica del territorio ospitante, ovvero del tema del festival o dell’evento all’interno del quale la performance teatrale si inserisce.
Tale storia dovrà essere individuata dall’ente responsabile e comunicata in tempi utili alla compagnia teatrale, al fine di poterla inserire all’interno della performance.
Attori: Gaetano Battista, Martina Di Leva, Gianluca Cangiano, Rossella Massari, Nicola Mariconda, Francesca Niespolo, Arianna Ricciardi.
Musicisti: Banda dal vivo con 5 strumentisti.
Durata: dalle 2 alle 3 ore, in base all’articolazione del percorso e all’alternanza tra le parate e la narrazione in postazione degli artisti
Montaggio e Smontaggio: rapidi
Tecniche usate: Teatro di narrazione
Utenza: per tutti, dai 10 anni
Impianto audio e luci a carico dell’ente ospitante
Qualcosa non ha funzionato
Se qualcuno mi chiedesse “cosa si prova ad essere una donna” io risponderei “chiedetemi prima di tutto cosa si provi ad essere una persona”. Uno dei problemi dei nostri tempi è proprio quello di dividere tutto in categorie: sociali, religiose, commerciali, politiche, etniche e perdere di vista l’essenziale. E l’essenziale è che ogni persona, ogni essere vivente, ha diritto ad essere rispettato. Non importa che tu sia un uomo o una donna, non importa quale sia il tuo credo o il tuo popolo. Quello che conta è che tu possa vivere, libero, così come sei, in questo mondo.
Questo spettacolo parla di donne e di uomini.
Non racconta nulla che non si sappia già o che non si conosca.
Non ha la pretesa di giudicare, né di impartire regole.
È solo una voce, molto precisa e definita.
È un corpo, ineluttabilmente presente.
Si può non guardare, si può non ascoltare.
Fino ad un certo punto.
Oltre quel punto, forse, c’è il primo vero battito del cuore.
Questo spettacolo è dedicato a tutte quelle donne che sono morte solo perché erano donne e a tutte quelle donne che ogni giorno costruiscono il mondo.
È dedicato anche a tutti quegli uomini che piegano, violentano, picchiano, imprigionano e uccidono i loro cuori e le loro speranze credendo di fare del male solo ad una donna.
Spettacolo di Teatro Civile
Il Teatro è lo specchio delle emozioni che abitano il cuore dell’uomo. La violenza è dunque un argomento più volte indagato e affrontato, in testi e contesti diversi. Parlane oggi, in una realtà in cui la rapidità di diffusione delle notizie e la spettacolarizzazione degli eventi sembra cancellarne l’impatto emotivo, diventa ancora più urgente e pressante. Se, da un lato, l’assuefazione mediatica diventa un anestetico locale che addormenta la reazione emotiva, dall’altro la macro-diffusione di fenomeni a sfondo violento non può non coinvolgere percentuali sempre più alte di potenziali spettatori.
Partendo da questa consapevolezza abbiamo costruito uno spettacolo facilmente accessibile, il linguaggio scenico richiama situazioni interiori, quotidiane e familiari, ma anche notizie di cronaca diversamente collocabili sia geograficamente che storicamente.
Le storie, raccontate come in una successione di video, affrontano temi rilevanti come la ricerca di una propria identità attraverso l’omologazione e la prevaricazione, le dinamiche di gruppo, il confine labile tra “gioco” e violenza.
Questo spettacolo è il risultato di una lunga ricerca, “ricerca orizzontale” verso l’esterno, fuori e intorno a noi, nelle storie di uomini e donne comuni, ma anche una “ricerca verticale” dentro di noi, cosa succede quando entriamo in contatto e in relazione con l’altro.
Indagare e riconoscere la violenza nelle nostre vite, imparare ad identificarla in gesti e situazioni apparentemente “normali”.
Testo: JayBlue
Regia: Massimiliano Foà
Attori: Antonio Melissa, Nicola Mariconda, Rossella Massari, Arianna Ricciardi
Scene: Fabio Santucci
Durata: 50 minuti
Montaggio: 60 minuti
Smontaggio: 40 minuti
Impianto luci: circa 2,5 KW
Spazio tecnico: min 5×6 metri
Esigenze tecniche: nessuna in particolare
Tecniche usate: Teatro d’attore, teatro civile
Utenza: per tutti, dai 14 anni
Donne che corrono
Corrono le Donne libere dei paesi cosiddetti evoluti. Corrono tra bisturi e silicone, tra giovinezze, magrezze, imperfezioni, diete e make-up.
Corrono inciampando e neppure si accorgono di inciampare nelle loro stesse carni, nella pelle che si rifiuta di diventare plastica, nei loro stessi desideri scomposti.
Corrono come tante ballerine per avere la parte nello show della loro vita che sarebbe già loro, ma sembra che nessuno glielo abbia detto.
Ah, che terribile dimenticanza…
E corrono disperatamente le Donne schiave e oppresse nei paesi cosiddetti arretrati, inseguite da stoffe, versi, lame, pietre, acidi e paure.
Le Donne devono correre, devono saltare, schivare, imparare a nascondersi, a fingere e a morire senza morire.
Le Donne corrono nelle strade e nelle storie.
Nelle città e nelle poesie.
Nelle verità e nelle menzogne.
Corrono senza riposo.
Davanti a loro c’è questa incredibile strada fatta di conoscenza e speranza che si trasmettono di bocca in bocca, di sguardo in sguardo, di mano in mano.
Le vere Donne corrono lungo orli di gonne e ricami e favole e nessuno le vede se non vogliono essere viste, nessuno le sente.
Non hanno dimenticato chi sono, non hanno paura di esserlo.
Corrono tra perline colorate e pagine di libri o magari si nascondono dietro immagini stinte o troppo colorate, possono apparire insignificanti o sembrare Imperatrici, comunque sono loro.
Le Donne.
Corrono come lupi di notte nel bosco, con il fiato corto, con il dolore nel petto per la fatica. Corrono consapevolmente.
Le più Vecchie aspettano le più Giovani sotto Alberi Antichi e tramandano canti, nonostante tutto, e ancora insegnano come si corre.
E le Donne continuano a correre, senza fermarsi.
C’è una frontiera da superare, un’altra ancora.
Non ci arrenderemo mai.
Donne che corrono è uno spettacolo che indaga l’universo femminile. Due donne si incontrano contendendosi lo stesso spazio vitale. Attraversando tutte le fasi della loro vita passano dalla sfida all’abbandono, dal giudizio subito alla non accettazione di sé. Inizialmente in lotta tra loro giungono ad un reale confronto solo a seguito della presa di coscienza dell’apertura all’altro, dell’accettazione della diversità grazie al mettere al nudo se stessi, fisicamente e mentalmente, spogliandosi dai ruoli sociali, dagli stereotipi di genere, da una realtà che impone il dogma della dualità come unico metro di confronto. Ma questo non è facile.
Testi e opere di riferimento: Donne che corrono con i lupi di Clarissa Pinkola Estes; Barbablu di Pina Baush; Aspettando Godot di S. Beckett e le poesie dell’esilio di B. Brecht.
Testo: JayBlue
Regia: Massimiliano Foà
Attori: Rossella Massari, Arianna Ricciardi
Durata: 45 minuti
Esigenze tecniche: Consolle luci e Impianto audio (mixer, amplificatore, casse)
Impianto luci: Min. 9pc da 500 – Gelatina ghiaccio, rossa, blu
Oggetti di scena: foglie, rami, abiti
Esigenze particolari: Fondale rigido – Regia luci e prova tecnica 90 minuti prima dell’esibizione
Montaggio e smontaggio: rapidi
Spazio tecnico: min 6×5 metri
Tecniche usate: Teatro d’attore e Teatrodanza
Utenza: per tutti, dai 14 anni
HO.ME
Spettacolo che ha debuttato il 17 settembre 2016 a Milano.
Vincitore nel 2016 della III Edizione del Bando AMAPOLA R-esistenze Creative della FE – Fabbrica dell’Esperienza, e nel giugno 2018 la giuria del Premio Hystrio – Scritture di Scena 2018, in collaborazione con Fabulamundi Playwriting Europe, ha attribuito la segnalazione Beyond Borders? alla drammaturgia di Valentina Gamna.
Ha aperto la rassegna Mutaverso Teatro il 20 gennaio 2017 a Salerno.
Il 4 maggio 2017 ad Avellino all’Auditorium del Conservatorio “Domenico Cimarosa” e il 14 maggio 2017 Heidelberg (Germania) per il KulturFestival Italia.
Note di Regia
La casa sostiene l’uomo, protegge la sua incolumità dalle bufere del cielo e da quelle della vita.
Le porte sempre sprangate, però, si possono dimenticare aperte. E allora qualcuno può arrivare, dal mare, dopo un lungo viaggio.
Chi viene da fuori è per sua natura diverso, sbagliato.
Bisogna educarlo, bisogna insegnargli a stare al mondo.
E presto ci confonde: chi è chi? Quali sono le regole che avevamo stabilito e alle quali ci eravamo aggrappati? Nell’incontro con l’altro crollano i muri e ci si accorge, stupiti, che la casa è, prima di tutto, corpo e anima.
Una città affacciata sul mare, una collina da cui si avvistano balene, mucchi di scarpe senza più padrone e una vicina che se ne va in giro con un fucile carico. Questa è la vita delle due sorelle di HO.ME. Una vita fatta di certezze e di divieti mossi da un atavico terrore nei confronti di tutto ciò che è diverso. Un giorno, però, dal mare arriva una straniera.
HO.ME racconta di come l’uomo, in un mondo sempre più ostile, tenti di proteggersi da una fine che sente imminente. I personaggi di HO.ME inventano stratagemmi per sentirsi più sicuri e, così facendo, diventano ogni giorno più soli. Trattengono le redini con forza quando invece basterebbe solo lasciarsi andare, lasciar andare.
Valentina Gamna
Da un’idea di Martha Festa
Drammaturgia: Valentina Gamna
Regia: Massimiliano Foà
Attori: Martha Festa, Rossella Massari, Francesca Niespolo, Arianna Ricciardi
Durata: 60 minuti
Sonorizzazioni e Musiche originali: Massimo Cordovani
Costumi: Simonetta Ricciarelli
Elementi scenografici e disegno luci: Maurizio Iannino
Attacco elettrico di palcoscenico: carico necessario kw 15 trifase + neutro
Misure palcoscenico: mt. 8,00 per mt. 6,00
Montaggio e smontaggio: Il montaggio ha una durata di circa 3 ore. Si richiede il personale tecnico per il montaggio e lo smontaggio.
Tecniche usate: Teatro d’attore
Utenza: per tutti, dai 14 anni
Esigenze Tecniche: lo spettacolo prevede la presenza di una scala; è opportuno che il teatro sia riscaldato a partire dall’inizio del montaggio. Si richiede preventivamente una comunicazione in merito alle condizioni di scarico per valutare ulteriori eventuali necessità (isole pedonali, orari ZTL, parcheggi, rampe per il palcoscenico, montacarichi, scalinate, etc.)
Per il servizio VV.FF. vi informiamo che si accenderanno diversi FIAMMIFERI e n. 2 candele per esigenze di scena; sarà sparato un colpo di fucile a salve.
Si richiede l’utilizzo dei seguenti materiali:
• n. 8 spot 1Kw con bandiere, ganci, cordino di sicurezza
• 3 Sagomatori 50°, con ganci e cordino di sicurezza
• Consolle luci 12 canali
• Impianto audio adeguato alla sala
• Mixer
• Lettore CD